mazze chiodate, balestre e olio bollente. le dedico ad un fulgido esempio dell’attuale medioevo politico italiano: gianfranco rotondi. passa in TV a salvare le chiappe del presidente, grida al consueto complotto dei magistrati, prende una severa strigliata da un suo ex compagno di partito, scivola scaltro sui discorsi senza mai elevarsi. d’esser uomo delle istituzioni quale dovrebbe non ci pensa affatto. non ci riesce, neppure si sforza. cinico e tiepido, viene voglia di seppellirlo, di farlo sparire, come tutto il teatrino di questi giorni, interminabile scaramuccia senza speranza né via d’uscita, stonata di menzogne e senza alcuna regola.
rotondi d’altronde basta guardarlo in faccia, rappresenta il peggio dell’Italia da due soldi che a loro fa bene mantenere come sta. esegue il compitino salva berlusca con sorprendente veemenza, attraverso espressioni furbette, graffiando con scontata ironia l’avversario di turno. la sua rilevanza politica è prossima al nulla, liquida il ‘gran casino ruby’ affermando che “non è vero niente”, “è tutta una montatura” e “non scrivete cazzate”. nessuna prudenza, nessun dubbio, nessuna apertura. il tipico esemplare di paraculo privo di scrupoli, all’occorrenza brillo di retorica, abile a schierarsi dalla parte giusta, mai troppo coinvolto e per questo motivo assolutamente affidabile. il re di arcore lo ha fatto ministro e lui lo ripaga generoso.
è uno dei protagonisti del gruppo ‘zero dignità’ che circonda, assedia e tradisce la politica e il nostro paese, intercambiabile con gelmini, capezzone e della loggia, attento custode dello status quo e de la bella vita ai tempi di berlusconi. refrattario nel profondo a qualsiasi buona causa. per lui dunque, a mente lucida, mazze chiodate come se piovessero. non abbiamo bisogno di lui.