Intervista ai The Sade!

sadefotoÈ noto fino ai più remoti confini dell’universo, che il sottoscritto consideri Damned Love dei The Sade uno dei migliori dischi distribuiti dall’attivissima Go Down Records. Per questo e per altri motivi che appartengono al ‘non detto’ e potrebbero interessare a pochi,  ho deciso di dare spazio e voce ad Andrew Pozzy: voce, chitarra e anima di questa brillante formazione e del loro disco d’esordio.

Cosa avevate in mente quando avete iniziato a comporre Damned Love? Damned Love è una sorta di piccolo concept, composto da alcuni dei primi brani scritti per il primo EP, poi riarrangiati, e da altri pezzi scritti in seguito. Pur essendo un album eclettico, nelle liriche tutti i pezzi sono legati da un filo conduttore riassumibile nel titolo del lavoro stesso: “amore e sesso, dannazione e rock n’ roll”. Parlano di esperienze personali vissute e sentite. Dal punto di vista musicale si notano le nostre maggiori influenze e quelle che soprattutto predominavano all’inizio del progetto The Sade, delle quali abbiamo fatto un bel mix, filtrato dalle nostre personalità, fino a raggiungere uno stile più personale che è andato a coniare e rafforzare l’identità della band.

Siete soddisfatti del risultato finale? Consideriamo Damned Love come una fase di passaggio, un lavoro necessario  per trovare la nostra strada. Il risultato ci ha soddisfatto parecchio ma resta un debutto, un primo passo verso la maturità vera e propria della band e del nostro stile. E’ una sorta di “tappa” obbligatoria per lo sviluppo del nostro progetto. La soddisfazione sta  in alcune “perle” contenute nel disco, alcuni pezzi che a distanza di un anno e mezzo non ci stancano e ci hanno permesso si aprirci una strada nell’ambiente rock nostrano e non solo. Siamo soddisfatti ma siamo già in azione per fare di più e a sperimentare ancora.

C’è qualcosa che avreste ulteriormente sviluppato/migliorato?  Il budget ristretto e i tempi strettissimi ci hanno obbligato a fare un disco in velocità e in molte cose – qualche solo, liriche e parti vocali – si sarebbe potuto fare di meglio. Personalmente avrei curato maggiormente i testi, a mio parere la parte debole del disco, e avrei inserito altre canzoni nuove che erano già in parte pronte. Ma non c’è stato il tempo necessario per realizzarle.

L’esecuzione dei pezzi sono ottime, avete suonato in presa diretta? Quando abbiamo registrato il disco, severi con noi stessi, non ci ritenevamo in grado di suonare l’intero album in presa diretta. Questo ha un pò tolto quella che è l’energia live e il groove che riascoltando delle registrazioni dal vivo del Damned Love Tour ci siamo accorti di esprimere. Nel disco tutto è più programmato e pulito, in parte è una cosa voluta per distinguere i The Sade in studio dai The Sade on stage. Abbiamo suonato insieme durante la registrazione di batteria e basso, ma le chitarre sono state sovraincise in seguito, così come le voci e il resto.

Avete personalmente seguito voi la produzione? Certo! Il lavoro più bello stato dare vita al disco non solo dal punto di vista delle canzoni ma degli arrangiamenti e della produzione. Alcune canzoni come Dead Man’s Bones sono nate direttamente in studio e subito registrate. L’obiettivo futuro è quello di trovare un produttore, ma sotto un certo punto di vista non è male “curare la propria creatura” personalmente.

rock band the sade damned love albumQual è la canzone che amate di più suonare durante i vostri concerti? Le canzoni che  non ci stancano sono Sadism, Live You Again, Demon’s Heart e Deaf Love, tutte presenti nel nostro repertorio live.

C’è un vostro pezzo che vi mette in qualche modo in difficoltà dal vivo? Come sai nel disco ci sono diverse chitarre sovraincise, arrangiamenti di piano e organo o armonica. Dal vivo siamo un power trio, con batteria, basso e una sola chitarra. Certe difficoltà le abbiamo riscontrate nel rendere potenti e completi certi brani anche senza tutto il “contorno” presente in studio. Ma, in linea di massima, i pezzi rendono bene anche dal vivo con una sola chitarra, anzi se ne apprezza di più l’essenza. Ti posso confidare che Nice Trash  live non viene mai bene vocalmente, perché manca il distorsore per la voce e non mi ricordo mai le parole del testo!!!

Quali sono gli album/artisti ai quali vi siete ispirati? Nel primo periodo ci ispiravamo molto a Hellacopters, Mc5, Stooges, Turbonegro, Radio Birdman, Social Distortion con spruzzate stoner e doom I primi pezzi dell’EP risentivano molto di tali influenze In seguito abbiamo aperto le porte ad un po’ di hard rock americano old school (alla Guns ‘n’ Roses per intenderci), al punk dei Misfits e dei Danzig fino ad arrivare al blues e al soul, fino quasi alla new wave. Tutti questi passaggi ci hanno permesso di trovare una nostra personalità e un nostro stile. Damned Love è stato un buon mezzo per fare tutto ciò.

C’è una canzone di Damned Love che fa impazzire tutti e tre? Penso che Deaf Love piaccia molto a tutti e tre! A mio parere è la più riuscita del disco, anche se è diversa dalle altre e inizialmente eravamo perfino indecisi se fosse una canzone appropriata alla nostra band.

Musicalmente dove siete diretti con il prossimo album? Il prossimo disco sarà decisamente più personale. Siamo cresciuti musicalmente, soprattutto io come cantante, che in Damned Love ero alle prime armi. Anche nella composizione dei pezzi abbiamo trovato una nostra entità più marcata rispetto all’ultimo disco. Ovviamente poi non mancheranno sperimentazioni e nuove idee da mettere in pratica. Ci saranno dei pezzi in acustico e molte nuove cose in via di sviluppo Staremo a vedere.

Siete contenti della vostra attività live? L’attività live dà molte soddisfazioni e un buonissimo riscontro da parte del pubblico e dai nostri fans. Comporta ovviamente molti sacrifici, come ben sai, ma siamo contenti di ricevere richieste per date qui in Veneto. Il problema resta l’impossibilità di spostarci fuori zona, nonostante siano direttamente i nostri ascoltatori a chiedercelo, malgrado i locali ci apprezzino non hanno possibilità di farci suonare ad un cachet un pò più alto per poter pagare le trasferte, così è difficile spostarsi. Ma questo è un problema di tutti attualmente qui in Italia. Confidiamo col prossimo disco di trovare un’agenzia buona che ci permetta di girare di più.

Cosa vuol dire fare parte dei The Sade? I The Sade non sono solo una band ma un progetto che porta avanti, oltre alla musica, un modo d’essere, un’estetica e uno stile. Fanno parte dei The Sade non solo i tre componenti ma anche gran parte dei nostri ascoltatori, in gran parte di sesso femminile, e ciò non ci dispiace affatto. La cosa bella è che racchiudiamo un’ essenza che spazia dal rock’n’roll al punk, dall’hard rock al glam, dal metal allo stoner e quindi abbiamo un pubblico vario che riusciamo ad unire. E’ una delle più belle soddisfazioni avere fan  quarantenni, goth girls, glammettoni, bikers e rockers allo stesso tempo! Fare parte di questa band vuol dire anche portare avanti un progetto fatto di  prove, concerti, sacrifici, canzoni e sentimento. Lo facciamo per noi e per chi ci ascolta con entusiasmo, nonostante le tante difficoltà che affronta una band underground in questo paese di merda.

THE SADE: power-trio, Padova (IT)
Andrew Pozzy | chitarra & voce
Mark Kimberly | basso
Mat Zoombie | batteria

http://www.thesade.com

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